Storie Gialloblu, le grandi amichevoli: il Modena di Frutti contro Maradona

Nell’estate del 1986, tra i tifosi del Modena c’era entusiasmo per il ritorno in serie B dopo nove anni, ma anche una certa preoccupazione per una campagna di rafforzamento che non decollava. Il vuoto lasciato da uno degli uomini chiave della promozione, il regista Sergio Domini ceduto al Genoa, era stato colmato con un uomo esperto, ma di minore qualità come Giorgio Boscolo, mentre il vero sostituto di Domini, Andrea Bergamo, sarebbe arrivato solo ad ottobre dopo un lungo contenzioso con le società d’origine. La curiosità di tornare a vedere il Modena in B, però, era tanta e, quasi a voler festeggiare la promozione, si organizzarono alcune amichevoli di grande prestigio. La squadra di Mascalaito, in quell’agosto dell’86, affrontò al Braglia nel giro di tre giorni, la Steaua Bucarest vincitrice della Coppa dei Campioni e soprattutto il Napoli di Diego Maradona, neo campione del mondo con l’Argentina.

L’attesa per l’arrivo del Pibe de Oro era tale che l’amichevole con la Steaua, che si giocò domenica 10 agosto, passò quasi inosservata. I rumeni potevano comunque contare su campioni come Boloni e Lacatus, mentre il portiere Ducadam, eroe della finale di Coppa contro il Barcellona, aveva problemi fisici e al Braglia non arrivò. La partita finì con un tipico pareggio di mezza estate e subito dopo le due squadre si ritrovarono al Mammut club per festeggiare con una cena ufficiale. Gli stessi giornali ne parlarono poco e tutta l’attenzione era fissata sulla sfida del mercoledì successivo contro il Napoli di Maradona. Nonostante ciò la prevendita procedeva a rilento al punto che il presidente Farina, deluso, dichiarò: “Se non c’è pubblico nemmeno per vedere Maradona, allora non vale la pena organizzare queste amichevoli che costano un occhio”. In effetti avere al Braglia la squadra del giocatore più forte del mondo costò circa 100 milioni che si sperava di recuperare con un grande incasso. Si venne a sapere che Maradona e compagni avrebbero alloggiato all’Hotel Canalgrande, ma si decise di non organizzare particolari festeggiamenti. “Cercheremo di lasciarlo in pace – disse Farina – la festa migliore per lui sarebbe un grande applauso del pubblico per quello che farà vedere”.

Il giorno della partita, mercoledì 13 agosto, ci fu un momento di suspence intorno al campione argentino, che giunse a Modena con cinque ore di ritardo rispetto ai compagni di squadra. Si temette il forfait, ma alla fine Maradona arrivò a bordo della sua Mercedes, firmò qualche autografo e salì in camera a riposarsi per la partita. E alla sera si fece perdonare per l’attesa regalando spettacolo agli oltre diecimila spettatori arrivati al Braglia. Già al primo minuto saltò in dribbling tre giocatori canarini e regalò un pallone d’oro a Caffarelli che, però, calciò fuori. Al 27’ fu Renica a portare in vantaggio gli azzurri, di testa su cross perfetto di Maradona e tre minuti più tardi lo stesso Pibe de Oro offrì un altro assist al bacio a Caffarelli che questa volta batté Ballotta. Il Modena si rifece sotto nel finale di tempo con un gol di Sauro Frutti (foto), ma nella ripresa la squadra di Bianchi andò subito sul 3-1 con una rete di Muro. Mancava solo il gol di Maradona che, puntualmente, arrivò al 70’. L’argentino stoppò di petto un pallone servitogli da Giordano, dribblò un difensore e mise in rete con una precisa conclusione. Tutto il Braglia applaudì la prodezza. Finì 4-1 per il Napoli e lo stesso fuoriclasse argentino, nel dopo partita, ebbe parole positive per i gialloblu. “Il Modena è una buona squadra – disse – mi sono piaciuti in modo particolare Ballardini e Rabitti”.

In tribuna c’era anche Luciano Moggi, allora ds del Torino, avversario dei Gialli in Coppa Italia che dichiarò: “Il Modena mi sembra una squadra solida e affiatata, in campionato farà bella figura”. E in effetti i gialloblu, quell’anno, ottennero una buona salvezza, dopo un girone d’andata a ridosso delle prime. Il Napoli, dal canto suo, trascinato da Maradona, conquistò il primo scudetto della sua storia.

di Giovanni Botti

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