Il disco della settimana: “Long Way Home”, il ritorno alle origini di Ray LaMontagne

Ray LaMontagne – “Long Way Home”

Quando nel 2004 arrivò nei negozi “Trouble”, album d’esordio dell’allora sconosciuto cantautore Ray LaMontagne, si ebbe subito la sensazione di trovarsi di fronte ad un artista che aveva assorbito la lezione dei grandi del cantautorato americano, da Neil Young a Steve Stills, lo spirito di The Band e i germi del Caledonia soul di Van Morrison. Una sensazione confermata dai tre, sempre ottimi, album successivi e che, dopo un paio di deviazioni discusse, discutibili ma per certi versi anche interessanti (i più sperimentali, a tratti psichedelici e quasi pop “Supernova” e “Ourboros”), torna prepotentemente con il suo nuovo album “Long Way Home”. In realtà già il precedente “Monovision” (2020), aveva visto il ritorno di LaMontagne verso un sound folk-rock più classico e anni ’70, ma nel nuovo disco le sue influenze e le sue ‘citazioni’ sono ancora più evidenti, al punto che lo potremmo quasi definire come il vero seguito del celebrato esordio.

“Long Way Home” è un album breve (nove canzoni per circa 31 minuti di musica), ma decisamente bello e suonato con gusto nella sua veste essenzialmente acustica. Prodotto da Seth Kauffman, il disco inizia con “Step Into Your Power”, un mid tempo tra folk e soul che profuma di anni sessanta e prosegue con “I Wouldn’t Change A Thing” una ballata tra country e folk che ha i colori della West Coast e che ricorda certe cose di Jonathan Edwards, musicista di cui LaMontagne ha aperto i concerti ad inizio carriera. I due brani successivi, “Yearning” e “And They Called Her California”, sembrano quasi degli omaggi a Van Morrison e Neil Young. Se la prima, infatti, potrebbe benissimo essere un’outtake di “Moondance”, la seconda pare uscire dalla “scia” di “Harvest”. Ma pur essendo un disco ricco di riferimenti “Long Way Home” è allo stesso tempo omogeneo, intenso, deliziosamente vintage e cantato da LaMontagne con una voce emozionale e intrisa di soul come mostra anche la briosa “My Lady Fair”, dotata di un ritornello quasi alla Sam Cooke. Da ascoltare e riascoltare.

di Giovanni Botti

 

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